CI SONO COLORO CHE GUARDANO LE COSE COME SONO, E SI CHIEDONO PERCHE'... IO SOGNO COSE CHE NON CI SONO MAI STATE, E MI DOMANDO PERCHE' NO. (Robert Kennedy)

martedì 29 novembre 2011

L'ESPERIENZA DI CLEMENTINA A CASABLU

Mi è stato chiesto di scrivere qualcosa sulla mia  esperienza di volontariato a Casa Blu; lo faccio volentieri perché vorrei trasmettere a tutti l’entusiasmo che mi spinge a dare il mio piccolo contributo di solidarietà a questa realtà. E’ anche mia intenzione testimoniare quanta ricchezza ricevo in cambio di così poco.
Chi, a qualsiasi ora, si trova a passare per via Comano noterà un pulmino blu che staziona più o meno in permanenza davanti al civico 45; è questo l’indirizzo di Casa Blu e quello il suo “fedele” pulmino.
Qualche anno fa mi sono domandata di chi fosse quel pulmino che stava sempre lì e chi abitassa in quella casa. Non sono mai andata a fondo a questi interrogativi e non avrei mai pensato che un giorno la Provvidenza mi avrebbe portato proprio là.
Entrare a Casa Blu, ormai più di tre anni fa, e poter fare là qualcosa come volontaria è stato per me un  bellissimo dono.
La casa da fuori sembra come tutte le altre ed in parte lo è; però è anche una casa “speciale”, potrei dire speciale nella sua normalità. La prima cosa che colpisce entrandovi, a parte la grave sofferenza delle persone che la abitano, è l’amore e il dono di sé - sempre nella più assoluta semplicità - da parte di tutti gli operatori; un’esperienza che mi ha letteralmente allargato il cuore e mi ha fatto respirare una boccata d’aria pura. E’ forse per questo che è nata subito una sintonia con diverse persone che si prodigano a vario titolo nella casa: Adriana, Annalisa, Claudia, Michela, Fabrizio, Roberta, Emanuele… per nominare soltanto alcuni di quelli con cui mi sono trovata a più stretto contatto. E’ difficile spiegarlo, ma è come se fossi tornata improvvisamente indietro negli anni a rivivere ideali e speranze che il tempo aveva sopito.
Chi guardasse con occhio un po’ “cieco” questa realtà potrebbe dire “che tristezza dentro quelle mura! Tanto dolore tutto insieme!” oppure: “il Padreterno forse si è divertito…”. Non è così. Per me è tutto l’opposto; più che essere scandalizzata da tanta sofferenza, mi ritengo invece fortunata perché qualcuno mi ha aperto gli occhi. Potrei insomma descrivere Casa Blu come un’oasi dove ci sono sì dolore e sofferenza ma dove su tutto vincono la serenità, la semplicità, l’autenticità e spesso anche la gioia, in una parola l’Amore; e incontrarsi con l’Amore è qualcosa di impagabile. Ne sono testimonianza evidente gli stessi ospiti di Casa Blu, le cui sofferenze trovano sollievo nella generosa dedizione degli operatori; quanto a me, ne esco sempre arricchita, edificata e con una marcia in più che da senso a tutte le cose e che mi avvicina di più alla verità della vita. Di qui la mia riconoscenza.
                                                                                                Clementina Morelli

mercoledì 23 novembre 2011

L'ISOLA CHE C'E':IL VIDEO DI CHIARA


Il backstage del filmato - in anteprima per Amici per la Città - che racconta la vita degli ospiti nelle case famiglia della onlus Spes contra spem
ono stati i genitori di una mia cara amica a chiedermi di realizzare un filmato per Spes contra spem, una onlus che gestisce quattro case famiglie per disabili, lievi e gravi, e minori qui a Roma. Avevano visto e apprezzato i miei servizi, così è venuto loro spontaneo chiedermi di realizzare un breve filmato per Spes contra spem. Il mio lavoro sarebbe poi stato proiettato all'apertura di una serata di teatro, organizzata per la raccolta fondi a favore della onlus. Non mi ero mai approcciata al mondo delle case famiglie, tanto meno attraverso il video. Così raccogliendo la "sfida", quella cioè di raccontare le attività di Spes attraverso le immagini, ho accettato e mi sono ritrovata dal nulla a passare diverse ore nelle case famiglie gestite da Spes contra spem.
È un venerdì pomeriggio d'inizio settembre quando faccio un brevissimo sopralluogo in tutte e quattro le case famiglie gestite dalla cooperativa, volevo vedere i luoghi, conoscere le persone che le abitavano e gli operatori che li seguivano. È stata una intensa anteprima del viaggio che mi preparavo a fare. Un viaggio diverso dai miei precedenti, senza prendere l'aereo e catapultarmi in qualche realtà difficile del mondo. No, questa volta prendevo la macchina e andavo a Roma Nord, nella mia città, in un universo in cui, fino a questo momento, non mi ero mai addentrata: quella delle case famiglie che accolgono persone con disabilità, gravi e lievi, o minori che non hanno più una famiglia, quel mondo generalmente e freddamente definito dei "meno fortunati di noi".
Nella settimana seguente a quella mia prima visita, mi organizzo con Rossella e Luigi Vittorio, rispettivamente addetta alla comunicazione e Presidente di Spes contra spem, per passare a fare le riprese sul campo. Saranno loro le mie guide di viaggio. L’idea è quella di riprendere tre diversi momenti della giornata in tre diverse strutture, quasi a voler raccontare un giorno tipo nella case famiglia. Il risultato sarà leggermente diverso ma chi ha visto il filmato, e vi invito a vederlo cliccando sul seguente link http://www.youtube.com/watch?v=HPZ4ncvt1oE , mi ha confermato di aver pienamente colto le atmosfere delle case famiglie e lo spirito di Spes contra spem.
La prima a essere ripresa è Casablu. Sono due appartamenti, uno sopra all’altro, e ospita 12 persone. Sono tutte con disabilità gravi, e in un primo momento mi sento spaesata. Quello che osservo però mi colpisce dentro. Tutti gli operatori trattano gli ospiti come se fossero persone normali. Ci scherzano, ci ridono, li riprendono se necessario. E in tutto questo non fanno mai mancare la loro presenza laddove loro ne hanno bisogno, per mangiare, per camminare, per andare al bagno, per mettersi a letto, per prendere le medicine. Io continuo a riprendere. Le stanze dove dormono parlano di loro, della vita dentro alla casa famiglia o di quella al di fuori. In ogni camera ci sono due persone, l’angolo sopra il letto di ognuno è personalizzato con foto, peluches, o qualche altro oggetto. La comunicazione con gli ospiti di Casablu è fatta di poche parole, ma ci si scambia sorrisi, sguardi e strette di mano. È Tiziana che mi chiede di sedermi vicino a lei, di prenderle la mano. Vive la sua vita su una sedia a rotelle, la sua testa è quella di una bambina. Mi sorride in continuazione e ogni suo sorriso mi arriva diretto al cuore. Marco è down e sembra non rendersi conto delle riprese, eppure davanti alla telecamera mi lancia un sorriso profondo e i suoi occhi si illuminano, quello sguardo  annulla ogni mia titubanza. A cena i ragazzi si ritrovano seduti intorno alla tavola. Tra di loro c’è complicità e affetto. Gli operatori li aiutano a mangiare, alcuni di loro devono essere imboccati. Poi dopo cena tutti a letto. E uno a uno i ragazzi, volontari ed operatori, li aiutano amorevolmente a prepararsi per la notte, io osservo quelle ritmiche lente scandite da professionalità e attenzione. L’umanità, in questa circostanza, non rimane una parola vuota, ma prende il volto di chi lavora all’interno di Casablu.
Il mercoledì sera sono ospite de L’Approdo. E’ una casa famiglia che ospita minori, italiani e stranieri, profughi da paesi in guerra. Accanto all’appartamento de L’Approdo c’è quello di Semi di Autonomia, che accoglie i ragazzi maggiorenni, provenienti sempre dal circuito delle case famiglie, che ancora però non sono autosufficienti. Per la legge sui diritti dei minori non posso riprendere i ragazzi in viso. Quasi sembrano dispiaciuti dal fatto che non possa regalargli un breve momento di notorietà. Ma questo però non ostacola la nostra conoscenza. Ci sono ragazzi afghani, egiziani, dal Bangladesh e dalla Costa d’Avorio, ma anche italiani. Chi è arrivato da qualche mese, e ancora fa fatica a parlare italiano, chi vive lì da più tempo e chi da anni. I ragazzi vanno a scuola oppure frequentano corsi professionali. Proprio due ragazzi, originari del Bangladesh, hanno appena terminato un corso di cucina e sono loro a preparare un ottimo pollo al curry per la serata. Reza, hazara afghano nel nostro Paese da tre mesi, mi racconta la sua difficoltà nell’apprendere l’italiano. Lui parla dari, la versione afghana del persiano, ma in Italia non esiste un dizionario dari-italiano, e quindi si deve accontentare del dizionario italiano-persiano, cosa che gli fa rallentare di molto il suo apprendimento. Ma credetemi è questione di pignoleria, Reza, dopo soli tre mesi di permanenza in Italia, ha una buonissima padronanza della nostra lingua.
In quell’appartamento c’è il mondo. Dagli occhi di ognuno si percepisce la propria storia fatta di rinunce, addii e sofferenza. Ma ora l’Italia è per tutti speranza di una nuova vita. Tra gli appunti di un ragazzo trovo scritto: “Come si sopravvive quando nel cuore si ha più di una patria”. Il messaggio che ne viene fuori è forte e mi colpisce. Il sentimento verso la terra natia e verso quella che ti accoglie può talvolta essere ambivalente, talvolta in conflitto e forse non sarà mai quieto.
A Casasalvatore vivono sei adulti disabili. La loro disabilità è lieve, sono autonomi dal punto di vista fisico, ma non da quello mentale.  Vado a Casasalvatore un sabato mattina. Facciamo colazione insieme. Pino, Patrizia, Roberto, Anna, Alessandro Elio mi accolgono con entusiasmo. Si ricordano della mia prima visita e mi fanno una gran festa. Mi mostrano le loro stanze, i loro oggetti più cari, i loro ricordi. Patrizia, appena rientrata dall’incontro per la Preghiera per la Pace a Monaco, mi omaggia di un souvenir della città della Baviera. Roberto mi mostra la locandina di uno spettacolo dove recita sua cugina, e inizia a elencarmi i film dove appare. Mi chiede poi se mi piacciono vari cantanti italiani. E di ognuno mi mostra il cd che custodisce gelosamente in camera. Elio è il più riservato, non parla, ma segue con gli occhi tutta la novità di quella mattina. L’ospite e la telecamera. Davanti all’obiettivo i ragazzi si fanno riprendere senza esitazioni. Mi raccontano della vita all’interno di Casasalvatore, delle attività (teatro, corsi di pittura) che scandiscono i ritmi delle giornate e di come l’atmosfera sia quella di una famiglia. Sono coinvolgenti nei loro racconti e la linea della diversità che fino a quel momento sentivo ben definita, inizia ad assottigliarsi. Qua dentro la disabilità non è un ostacolo alla vita normale, anzi una spinta in più.
Ora ho finito le riprese, torno a casa con un bel po’ di materiale da montare. La sensazione che mi accompagna è di serenità, è la stessa vissuta alla fine di un viaggio: quella piacevolezza per aver vissuto e fatto mio qualcosa che prima non conoscevo, e che nessuno mi potrà più togliere. 
 “L’isola che c’è”, è questo il titolo del filmato con il quale voglio anche un po’ riassumere la mia esperienza. “Isola” perché al di fuori degli ordinari percorsi di molti di noi, “che c’è” perché ho scoperto esistere, così vicino a me.
Chiara Aranci

mercoledì 16 novembre 2011

WELFARE: APPELLO A BELVISO PER I DISABILI IN CASE FAMIGLIA

Luigi Vittorio Berliri, presidendente di Spes contra Spem e di Casa al plurale scrive una lettera al vicesindaco di Roma, Sveva Belviso

Gentile Vicesindaco, un ulteriore disperato appello a nome delle case famiglia per persone con disabilità del comune di Roma, in vista dell’approvazione dell’assestamento di bilancio di mercoledì: Che fine faranno le persone con disabilità che non hanno più una famiglia, e che vivono nelle case famiglia gestite dal Comune di Roma? Dobbiamo preparare un rapidoprogramma di dismissione degli ospiti e chiusura delle case famiglia? Come lei sa, e come sanno tutti i consiglieri comunali, con le rette attuali non si possono sostenere i costi minimi per garantire il servizio. Una sola considerazione: Lei ha da poco presentato alla città la riforma della assistenza domiciliare. Ebbene in quel documento, oltre alla razionalizzazione del servizio, si garantisce una giusta retribuzione agli operatori . Lei sa, sig. vicesindaco, che invece, con le attuali rette comunali, alle case famiglia la retribuzione per gli operatori è un terzo di quanto previsto per l’assistenza domiciliare: non solo non si riconosce la delicatezza del loro lavoro ma non si permette di rispettare il minimo di qualunque contratto di lavoro esistente in Italia. Come si fa a garantire un servizio di qualità a queste condizioni? Le case famiglia sono al collasso. Il giorno 28 giugno 2011 TUTTI i consiglieri comunali hanno approvato una mozione con la quale le chiedevano di adeguare le rette del servizio. Avevamo sperato in una rinascita di attenzione ma al momento ci sentiamo soli e ingannati. Noi siamo certi della sua sensibilità e del suo impegno e confidiamo che mercoledì mattina in giunta lei saprà con forza difendere i sui concittadini più deboli, che non hanno davvero più nessuno: i disabili che vivono in casa famiglia.
Luigi Vittorio Berliri, presidente di casa al plurale



Vuoi leggere la copia della mozione approvata dal Comune il 28 Giugno 2011? Vai su http://www.spescontraspem.it/articolo.cfm?id=74 e scaricala!

lunedì 7 novembre 2011

LUCIA ALL'APPRODO

Quando mi è stato  chiesto di scrivere sulla mia esperienza di volontariato ho risposto che avrei avuto delle difficoltà. Come mettere ordine in un tale miscuglio di sensazioni ed emozioni spesso contrastanti. Ci provo.
Non mi è mai piaciuta la parola "volontario",ho sempre provato un certo fastidio se si parlava di me definendomi volontaria,forse perchè credo che questo termine si debba usare solo quando una persona si offre di fare,senza ricevere ricompensa economica,un lavoro manuale tipo pulire la casa, cucinare,fare commissioni utili,ed è quello che ho chiesto di fare ed ho fatto nei miei primi mesi all'Approdo. Con il passare del tempo si sono create delle relazioni definiamole affettive che non rientrano nell'ambito dell'esperienza di volontariato..
Prima di entrare nella case-famiglia ci sono state varie riunioni di preparazione  con persone come Ignazio, Antonio, Federica e naturalmente Luigi Vittorio, che ci hanno dato delle basi molto utili(tipo il controllo delle proprie emozioni) ma nella pratica è tutto diverso, a volte è scioccante ma spesso divertente 
L'esperienza più dolorosa è vedere che l'affetto e la buona volontà di tutti in certi casi non bastano a cambiare le situazioni di alcuni ragazzi. Per fortuna ci sono anche tanti progressi.
Per me è stato tutto molto importante anche conoscere gli educatori,tutti molto più giovani di me ed io scherzando con i ragazzi che mi chiedevano io chi fossi,dicevo di essere l'educatore degli educatori.
Insomma ho riso,ho pianto ho sempre sentito l'adrenalina e ricordo il primo giorno,la grande emozione quando si è aperta la porta dell'Approdo e F.(ragazzo di 12-13 anni)con un pigiamone da neonato mi ha guardata e ha detto:" n'ata vecchia" ma è stato amore a prima vista con lui e con gli altri otto ragazzi di allora che oggi a parte uno non sono più all'Approdo.
Ho conosciuto persone come Viviana, Antonella Jenny che mi sono molto care e con N. fanno ormai parte del mio bagaglio affettivo.
Ovviamente stimo molto anche gli altri come Salvatore, Federico, Stefano, Paolo..

Saluti
Lucia Fortini

giovedì 3 novembre 2011

L'APPUNTAMENTO A CASASALVATORE DI ANNA

L'appuntamento del martedì mattina è irrinunciabile. Anna, Patrizia, Pino e Roberto mi aspettano al bar per fare colazione. Mancano Elio dal timido sorriso e Alessandro il burbero benefico, impegnati nelle loro attività. L'accoglienza che ricevo è sempre così festosa, allegra ed affettuosa che mi da la carica per affrontare meglio il resto della settimana. Ci raccontiamo, sovrapponendoci gli uni agli altri, gli avvenimenti dei giorni precedenti, le prove del teatro, gli oggetti creati con l'argilla, le gite dei fine settimana, i pranzi fatti nelle rispettive famiglie, gli incidenti, i progetti...i sogni. Continuiamo le chiacchere camminando per il loro quartiere, salutando calorosamente le innumerevoli persone che conoscono: Anna è amica delle signore anziane, vedove che le raccontano la loro vita, non c'è strada che percorriamo in cui Patrizia non sia salutata soprattutto dai negozianti, Pino trova sempre vecchi amici che hanno fatto con lui percorsi di crescita nei vari centri che ha frequentato, Roberto punta le belle ragazze e le gratifica con complimenti gentili. Mi viene in mente quella canzone di Giorgio Gaber che parla di PARTECIPAZIONE e proseguiamo la nostra magnifica passeggiata! 
Anna Cancellieri

mercoledì 2 novembre 2011

IL CALENDARIO DI NOVEMBRE

Ven 18 novembre: 1CLICKDONATION
                              luogo: http://www.spescontraspem.it/articolo.cfm?id=72
Sab. 19 novembre: MEDIANO DI SPINTA, spettacolo, di M. La Ginestra
                              luogo: Teatro7, via Benevento 23
                              ora: 21.00
Gio. 24 novembre: CONVEGNO ADEGUAMENTO RETTE CASE FAMIGLIA
                                ora: 12.00
                                luogo: centro congressi Gli Archi,  
                                           l. go S. Lucia Filippini 20 (zona l. go Argentina)
Lun. 28 novembre: riunione dei soci
                              luogo: via Pienza 249
                              ore 09. 30
Cari amici,
inizia il mese di Novembre: dopo aver dato spazio a tutte le case e le loro attività, dedicheremo questo mese ad una parte fondamentale del lavoro e della vita nelle nostre case: i VOLONTARI. Un mese in cui potranno condividere con noi la loro vita all’interno di Casablu, Casasalvatore, Approdo e Semi di autonomia.
Buona Lettura!