25 novembre 2011, il mio 25 compleanno. Oggi ho compiuto 25 anni! Un quarto di secolo!!!!! Mi alzo come tutte le mattine presto per andare a lavoro: mi aspetta una lunga giornata. Oggi è venerdì devo fare ricerca lavoro con i ragazzi, mi sbrigo: non devo fare tardi...da giorni aspettavo momento, non ho mai aspettato un compleanno con così tanta ansia. Vado, vado a prendere le paste per festeggiare con i miei ragazzi. Arrivo tardissimo e in casa famiglia la notte è stata un trambusto: litigi su litigi, come in tutte le case, come in tutte le famiglie in cui ci sia almeno un adolescente, e lì ce ne sono 8 sotto i 18 anni e 6 dai 18 anni in su. Nonostante il trambusto notturno nessuno si è scordato di me. Appena entro mi corre incontro Adriana, la cuoca, “puffa” la chiamo sempre, prchè è piccoletta, “auguri chicca!!” mi urla e a me già viene da piangere. “Chicca, Chicca!!!!!!” Qua!!!!” sento nella mia testa: Chicca è una delle espressioni usate da Giulia, non un'operatrice, non un'ospite dell'Approdo, ma un'ospite di Casablu, occhi azzurro cielo, labbra rosa sorriso raggiante alternato a lacrimoni.
Dopo aver salutato e scherzato con Adriana vado....S. “Rosa spina” lo chiamo, come la bella addormentata nel bosco (è facile capire il perchè), non è ancora sveglio e deve assolutamente fare ricerca lavoro, ogni momento è prezioso, ci metto sempre una buona mezz'oretta a convincrlo ad alzarsi dal letto. Mentre facciamo ricerca lavoro chiusi in Semi di Autonomia, sento un ragazzo cantarmi una canzone di auguri, mi giro, ecco il piccoletto, il più piccolo della casa famiglia, viso da bimbo, sorriso dolce; si avvicina a me tutto vestito per uscire e mi dice “Auguri! Vado in giro con... a Porta di Roma, per pranzo torniamo, facciamo festa!”
In effetti la festa la facciamo, Adriana va a prendere le paste, io mi vergogno, festeggiamo con tutti, è stato molto bello. Ricorderò per sempre questo giorno, uscita non faceva altro che pensare “non farò mai più 25 anni e sono contenta di averli festeggiati con loro”
Descrivere in poche parole un anno intenso e pieno come quello che ho vissuto io è difficile, impossibile mettere per iscritto la fatica, fisica e mentale l'impegno, la gioia, la tristezza, il senso di sconfitta ma soprattutto il senso di appartenenza!!!!!!Non sono sensazioni che si spiegano o si descrivono, si provano e basta.
In questo cortissimo anno di lavoro non mi sono occupata solo di Approdo e Semi di autonomia, ho costruito e vissuto. Il mio servizio civile è stato un doppio servizio civile: divisa fra Semi di autonomia e comunicazione web, 15 ore e 15 ore. Mi sono occupata di visite mediche, scuola, tempo libero, ricerca casa, ricerca lavoro, social network, blog newsletter, buste, e tutto quanto concerne il sociale. Oggi so, so cosa c'è dietro una coop. o un associazione onlus, cosa c'è dietro quello che si vede: impegno, fatica, speranze....tante tante speranze e tanto impegno. Ho imparato a fare delle speranze di ragazzi, degli operatori, del CDA, dei soci, le mie speranze così come loro hanno fatto con le mie.
È scontato che non si è trattato affatto di un anno semplice e allegro: ci sono stati momenti in cui ho disperato delle mie capacità della mia utilità a Spes contra spem, momenti in cui mi sono sentita più un peso che un aiuto, momenti in cui avrei mollato tutto, in cui ero arrabbiata, momenti in cui mi veniva da piangere ed ho effettivamente pianto...ma in quale relazione di qualsiasi tipo non ci sono momenti difficili da superare??? In questo anno ho conosciuto me stessa: ho capito cosa so fare a cosa posso aspirare, ho conosciuto Giulia, non Giulia di Casa blu, Giulia IO! Mi sono riconosciuta nella parole di Rossella, di Federica, negli scherzi di Michela e nel sorriso di Claudia, ho visto me negli occhi di Antonella e di Angela, in quelli dei ragazzi, ho sentito i loro sorrisi quando li abbracciavo e li accarezzavo, il sorriso di tutti ma proprio di tutti i ragazzi di Spes contra spem.
Come descrivere in una sola pagina un anno intero: quello che si è detto, visto, vissuto, urlato, provato, mangiato; raccontare la paura e il timore iniziale la gioia, le risate, la rabbia, la pazienza persa ogni volta che un ragazzo non ti ascolta, quando si rompe il computer e non puoi lavorare; difficile raccontare la fatica per entrare in mondi che non conosci, in menti che non puoi capire eppure le devi capire, le devi sentire come le sentono gli altri perché nel momento in cui le metti sul web TU sei la LORO mano, il loro corpo e devi provare esattamente quello che provano loro nel momento in cui scrivono quello che tu devi pubblicare.
In un anno sono stata il corpo di chi non lo poteva usare la voce di chi non poteva alzarla o non riusciva a farsi capire; ho lottato per i bisogni di ognuno come se fossero i miei e ne vado fiera.
In un anno ho imparato tantissimo, soprattutto ho imparato che devo sempre imparare e scoprire e che non sempre studiando si impara. Certo studiare aiuta, ma molto io l’ho imparato facendolo è provandolo.
Non saprei dare una definizione di “UN ANNO DA RIFARE” come lo chiamarono i ragazzi che ci hanno preceduti, troppo ci sarebbe da dire da ricordare…troppo e troppo intenso.
Mi hanno appena chiesto di scrivere una frase da lasciare ai ragazzi dell’Approdo per un CD in cui vedranno le nostre foto: la mia frase è questa: “Saprò alzarmi in volo per vedere dove sei, ti manderò a dire goodbye”; da una canzone dei Nomadi che negli ultimi giorni ascolto spesso pensando a questo anno e credo che questa frase dica molte più cose di quante potrei dire io stessa!
bellissimo post, Giulia. la frase che più indica il tuo spirito e la tua disponibilità è stata: "ci sono stati momenti in cui ho disperato delle mie capacità della mia utilità a Spes contra spem, momenti in cui mi sono sentita più un peso che un aiuto, momenti in cui avrei mollato tutto, in cui ero arrabbiata, momenti in cui mi veniva da piangere" ecco: io credo che sia questo il metodo migliore quando ci si affronta e si lavora ad un progetto senza dare nulla per scontato , non essere troppo sicuri di se' , monitorare i propri comportamenti ed avvicinarsi all'altro con atteggiamneto di ascolto e di osservazione. Vedi bene la troppa sicurezza e la spavalderia che danni fa fare ( mi riferisco alla tragedia all'isola del Giglio) . so come sei triste a lasciare questo lavoro, ma pensa che studiando ancora di più potrai avvicinarti di nuovo con più competenza e conoscenza. baci
RispondiEliminaGrazie Antonella, anche se più che di tristezza io parlerei di commozione, per scrivere questo post ho ripensato a tutti i momenti che mi ricordavo di questo anno, ho fatto in modo che uscissero a parole tutto ciò che mi evocava la parola Spes contra Spem, in qualsiasi modo io tornerò o resterò sarà comunque totalmente diverso da come è stato quest'anno il che può essere un male ma anche un bene: in queste settimane per consolare i ragazzi ho detto spesso "tutto finisce, anche le cose belle, ma questo non vuol dire che dopo ce ne saranno solo di brutte, solo di nuove che dovremmo scoprire e che saranno belle almeno come quelle che se ne vanno", in fondo ci credo...ci credo moltissimo...
RispondiEliminaGiulia