CI SONO COLORO CHE GUARDANO LE COSE COME SONO, E SI CHIEDONO PERCHE'... IO SOGNO COSE CHE NON CI SONO MAI STATE, E MI DOMANDO PERCHE' NO. (Robert Kennedy)

venerdì 30 marzo 2012

TUTTO INIZIO' CON UNA FIRMA

Era l’anno 2000, il Credito Artigiano, la nostra banca di zona, stava per concederci un prestito di oltre mezzo miliardo di lire… per accettare la proposta voleva però che ci facessimo garanti di quel prestito impegnandoci personalmente.Firmammo una fidejussione  da un miliardo, per poter costruire quindi casablu, la prima casa-famiglia per persone con grave disabilità. Due anni dopo altra firma, quella della mamma e del papà di Salvatore, su un assegno da trecento milioni per poter acquistare una altra casa famiglia. Subito dopo un’altra firma, sempre la loro, stavolta su un mutuo da centomila euro. (Era l’anno del passaggio della lira all’euro). Altri due anni, altra firma, stavolta quella  di Antonio, su un bellissimo progetto per una casa-famiglia per minori, che vinse un finanziamento importante e ci permise di acquistare l’approdo. Fino ad arrivare all’ultima firma, in ordine cronologico, per ora, la firma dei parenti di Tiziana che hanno donato l’eredità di  una casa dicembre del 2011Tiziana era una persone con disabilità che viveva a casablu. Capiva con tanta fatica e con ancor più fatica si esprimeva. Ma chi la ha incontrata, chi con anni di pazienza ha imparato a decifrare il suo linguaggio, semplice ma pieno, ha imparato ad amarla. È il meccanismo dell’amore tra persone è sempre lo stesso, si conosce, si apprezza l’altro, per ciò che è e anche per ciò che non è. Così è stato per tanti anni per Tiziana a casablu, la casa famiglia che la ha accolta. Per aiutarla a mangiare ci voleva tanta pazienza, per farle ingoiare le medicine bisognava parlarle, convincerla, e lei era testarda e non ne voleva sapere, una lotta giocosa tutti i giorni che finiva poi con abbracci, ristate e battute pungenti che Tiziana non risparmiava a nessuno.Era amata proprio per questo. Aveva sempre una parola che definiva anni di relazioni. Una sintesi direi introvabile. Un giorno di novembre Tiziana si ammala. Banale influenza, lei è cagionevole di salute e viene ricoverata in ospedale. In ospedale le regole sono ferree. Le persone che per anni si sono prese cura di Tiziana possono entrare solo negli “orari di visita”. Per il resto Tiziana resta sola. E oltre lo sconforto per una persona ammalata e sola ci sono tutte le complicazioni per una persona che non sa comunicare in modo “normale” e che non ha bisogni “normali”. Difficile quindi per gli infermieri somministrare la terapia, ascoltarla mentre la mattina cercava di dire “ho freddo con le finestra aperte a novembre”. Sopraggiunge la polmonite, contratta in Ospedale. Così il dodici dicembre del 2004 Tiziana è morta. Inascoltata. Da sola.È passato del tempo da allora, anni. Il tempo necessario a trasformare una storia triste in speranza. Per tante altre persone come Tiziana. È la Speranza che da tanti anni ci anima: Spes contra spem. È il nome della cooperativa che anima casablu, casasalvatore, approdo e semi di autonomia. E’ la Speranza che vince la difficoltà, che guarda lontano, che costruisce…


lunedì 12 marzo 2012

CHI HA POCA MEMORIA HA MENO FUTURO

Luigi Vittorio ha scritto su Superando.it una lettera a Nicola Zingaretti introdotta sul sito in questo modo: "È una testimonianza forte, molto dura, quella che qui presentiamo, dove ci si "immerge" anche nelle tragedie più cupe della storie dell'umanità, sempre però tenendo gli occhi bene aperti su certe "storture" del presente. Una testimonianza molto dura, dicevamo, ma l'unica possibile - secondo Luigi Vittorio Berliri - per "aprire bene gli occhi" ai futuri candidati Sindaci di Roma, perché sappiano costruire «una città che sa fare cultura, una città che pensa e che non genera "mostri", una città che sa fare politiche sociali serie». Nella fattispecie, il destinatario del messaggio è Nicola Zingaretti, perché - scrive Berliri - «ad oggi è l'unico candidato con un volto preciso», ma crediamo di non tradire il pensiero dell'Autore di questo testo, affermando che la sua lettera aperta si rivolge a tutti i candidati Sindaci della Capitale":


Caro Nicola Zingaretti, seppure tu non sia ancora né il Sindaco né il candidato ufficiale della città di Roma, scrivo a te perché ad oggi sei l'unico candidato con un volto preciso e preferisco scrivere a una persona con una storia, che possa ascoltare e rispondermi, piuttosto che a un astratto ipotetico candidato. Ti scrivo per condividere ansie e speranze nel governo della nostra città.
Da tanti anni mi occupo di politiche sociali, in particolare coordinando le case famiglia per persone con disabilità a Roma. Le ansie sono dovute a un vero e proprio logoramento culturale. Mancano spazi di riflessione e di crescita delle idee e in questo vuoto rischiano di affermarsi pensieri spaventosi.
Negli anni Quaranta, nella Germania nazista, in un periodo di recessione economica, questo era un problema di matematica che veniva proposto ai bambini delle elementari: «Problema di matematicaProblema n° 97. Un pazzo costa allo Stato 4 marchi al giorno, uno storpio 5,50, un criminale 3,50. In molti casi un impiegato statale guadagna solo 3,50 marchi per ogni componente della sua famiglia, e un operaio specializzato meno di 2. Secondo un calcolo approssimativo risulta che in Germania gli epilettici, i pazzi, etc. ricoverati sono circa 300.000. Calcolare: quanto costano complessivamente questi individui ad un costo medio di 4 marchi? Quanti prestiti di 1.000 marchi alle coppie di giovani sposi si ricaverebbero all'anno con quella somma?» (Problema riportato in un manuale di matematica del 1940 fatto studiare nelle scuole elementari del Reich, in Adolf Borner, Mathematik in Dienst der Nationalpolitischen Erziehung, 1941, traduzione di Alessandro Berlini).
Non ti sembra molto simile a quanto ancora oggi in tanti dicono? Eppure lo sai che in Italia si spende appena lo 0,42% del Prodotto Interno Lordo per le politiche sociali? E non sono numeri lanciati li a caso, li raccontava Cristiano Gori alla recente conferenza Cresce il Welfare Cresce l'Italia, riportando unarticolo uscito sul «Sole 24 Ore» di qualche settimana fa [sulla conferenza citata dall'Autore, segnaliamo nel nostro sito il testo di presentazione, disponibile cliccando qui. Di Cristiano Gori, invece, segnaliamo anche, nel nostro sito, l'articolo disponibile cliccando qui, N.d.R.].
Ma torniamo agli anni Quaranta: fu allora che iniziò il cosiddetto Piano T4, progetto di eliminazione fisica di tutti i ricoverati nei manicomi, delle persone con disabilità. Furono sperimentate allora le prime camere a gas, poi usate per lo sterminio di milioni di persone. A tal proposito, nei giorni scorsi, a Roma, al Museo della Casa della Memoria e della Storia, c'è stata una mostra agghiacciante, dal titolo In Memoriam - Aktion T4 - Lo sterminio nazista delle persone con disabilità [se ne legga nel nostro sito cliccando qui, N.d.R.].

Ma cosa c'entra tutto questo settant'anni dopo? C'entra, perché chi ha poca memoria ha meno futuro, e la cultura, le idee che circolavano allora ricominciano a circolare oggi. Idee come «ci sono pochi soldi, e quindi tagli al welfare e al sociale» stanno circolando infatti a destra come a sinistra. Senza mai la capacità di entrare nel merito, di decidere le priorità.
Giustamente l'amico Pino Bongiorno, presidente di Legacoop Lazio, mi scriveva qualche giorno fa: «Non possiamo assistere inermi al declino della civiltà. Ogni cedimento genera culture negative, assuefazioni, degrado della vita pubblica. Dobbiamo ricostruire questo Paese. Da questa crisi deve uscire una società migliore e questo non avverrà, se si continuano a fare i ragionamenti rispetto ai soldi che non ci sono invece che su quali sono le priorità di spesa».

Vado avanti con la riflessione. Notizia di poche settimane fa è che addirittura si arriva a ipotizzare "l'infanticidio per i disabili" e due bioeticisti - italiani - sostengono da Melbourne che è giusto «ammazzare i bambini disabili» [se ne legga in questo sito anche in Franco Bomprezzi, Da seppellire nel «cimitero del pensiero stupido», disponibile cliccando qui, N.d.R.]. Un testo pubblicato dal «Journal of Medical Ethics», non certo da «Topolino»! Spaventoso. Ti cito solo un passaggio, e leggi quanto è simile a quella mentalità nazista: «Crescere questi bambini potrebbe essere una sofferenza insopportabile per la famiglia e per la società intera, qualora lo Stato provveda alle loro cure. […] Perciò, chiediamo che uccidere un neonato sia eticamente accettabile in questi casi»...
Dobbiamo saper condannare con forza una cultura incapace di accogliere e di includere: sono passati troppo pochi anni da quando un folle teorizzava che per loro era meglio morire: nella Germania (e poi nell'Italia!) nazista. Vigiliamo tutti assieme perché questo non accada. E diciamo con forza che per dire no a quell'obbrobrio firmato da due pseudo-bioeticisti bisogna dire sì a delle politiche sociali forti e capaci di dare risposte vere. Indicando le priorità e usando i soldi dei Cittadini per questo…

Lasciami aggiungere una nota personalissima, raccontata finora solo agli amici più stretti. Quando anni fai andai in visita ad Auschwitz, a un certo punto svenni. Il campo, come sai, è stato trasformato in museo e nel Block 5 sono esposti tutti gli ausili ortopedici tolti alle persone mandate alle camere a gas.
Tra questi ho riconosciuto dei tutori, identici a quelli che per tanti anni ha usato, per camminare, mio figlio. Immaginare dunque che settant'anni fa (non settemila) qualcuno abbia mandato alle camere a gas un bimbo come lui, mi ha sconvolto. Non che non lo sapessi, ma vederlo mi fece perdere i sensi. Immaginare cioè che si possa dire di lui «meglio che muori», è frutto di una cultura abominevole.
E allora quando sento quei ragionamenti rabbrividisco, e credo di avere il dovere, insime a tanti, di tenere alta la guarda, di riproporre con forza l'urgenza di politiche culturali serie…
Una città che sa fare cultura è una città che pensa e che non genera "mostri". Una città che sa fare politiche sociali serie è una città in cui il candidato Sindaco si presenta agli elettori e dice: «Cari Cittadini, per non tornare alle barbarie del nazismo, ma per accogliere tutte le persone, a prescindere dalle loro difficoltà, servono risposte concrete, che hanno un costo. L'assistenza, gli insegnanti di sostegno, le case famiglia. Vi chiederò dunque di destinare per questo la maggior parte del nostro bilancio, di fare sacrifici e di saper rinunciare ad altro. Condivideremo assieme una lista di priorità del buon governo. Sceglieremo assieme - ad esempio - se fare un centro congressi che costa milioni di euro, se costruire inutili opere pubbliche, se regalare soldi ad associazioni fantasma, a pioggia, o se concentrare le energie per i disabili, per la Caritas, per gli anziani, che "saremo" sempre di più» (scusa la non concordanza del verbo, ma ho la certezza/speranza di diventare anziano e vista la data di nascita, lo diventeremo assieme!). Questo mi aspetto dal candidato Sindaco!

Luigi Vittorio Berliri