CI SONO COLORO CHE GUARDANO LE COSE COME SONO, E SI CHIEDONO PERCHE'... IO SOGNO COSE CHE NON CI SONO MAI STATE, E MI DOMANDO PERCHE' NO. (Robert Kennedy)

lunedì 28 febbraio 2011

CLAUDIA


Si potrebbe pensare che un mese è troppo poco per imparare, conoscere ed accettare le più svariate realtà,  inserirsi in una casa famiglia numerosa come Casablu, amarla ed essere amata. Ma non è così. Appena entrata mi hanno spogliata subito da quel senso di inadeguatezza, quella paura di non piacere. E dopo le prime settimane mi hanno fatto il regalo più bello: ho provato cosa vuol dire "sentirsi a casa". E' una vera famiglia: c'è chi ti prende per mano per mostrarti le sue cose più care e intime,senza risentimento, perché per lui è naturale che sia così, che si emoziona quando gli scegli i vestiti da indossare perché vede che ti ci sei impegnata; c'è chi ti urla chiamandoti appena ti distrai,con quel "chiccaaaaa" che non puoi toglierti dalla testa, ne ora ne mai, ed è poi la stessa persona che ti fa arrabbiare, che si fa rimproverare e ti fa capire che tanto non cambia, ma dopo, da brava ruffiana, ti abbraccia per non lasciarti più. C'è chi ha la battuta pronta sempre e gode se ridi con lei, c'è chi vorrebbe dire tanto e te lo fa capire con gli occhi e le espressioni,l'angelo della casa. C'è tutto! La coccolosa, il dolce altruista che si accerta sempre che stai bene e che non sei stanco e ti aiuta nelle faccende di casa, c'è il poeta malinconico, c'è il solitario che ti si allarga il cuore quando si volta verso di te e ti sorride per poi lanciarsi in un forte abbraccio, c'è chi ride di sé e di te... ci sono litigi e c'è amore.

E se prima mi chiedevo perché sarei dovuta stare lì, ora mi chiedo perché me ne devo andare a fine turno. E te lo chiedono anche loro: "perché vai, Cla?!" e convinta rispondevo che dovevo tornare a casa per mangiare,dormire.. per stare un pò a casa mia,come giusto che sia. "e perché qui no?" già. E allora me lo chiedo pure io perché me ne devo tornare a casa ogni giorno..perché, se li ho trovato tutto quello che potrei volere?! Ho trovato anche chi,nella confusione della casa tra visite, operatori e volontari, si è accorta che ero giù di morale, e non si è limitata a chiedermi cosa avevo, ma piano piano si è avvicinata con la carrozzina, mi ha ascoltata e ha concluso dicendo che non ero sola e avrei dormito con lei e dopo averla convinta che nel suo letto in due non ci si può stare, con tutta la naturalezza e dolcezza del mondo, con la sua manina rigida e tremolante mi ha spinto la testa sul suo grembo "allora dormi qui!" . Il giorno più bello! Mi sono così addormentata tra baci e carezze sotto il suo sguardo vigile, sulle sue gambe pronte ad ospitarmi per tutta la notte.
Si è vero, è duro come lavoro, ne risente tantissimo la mente e il corpo... ma ne giova il cuore. Non è forse questo ciò che conta?!
Claudia

2 commenti:

  1. Hai ragione: non è importante quanto sia duro ed impegnativo ciò che fai: ma la passione che ci metti, la convinzione che quello che fai è utile e può aiutare, anzi, è indispensabile. La fatica con questi presupposti non si sente nemmeno e come diceun famoso poeta: il peso diventa leggero come un battito di ciglia. Un abbraccio e continuate così!!

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  2. Grazie Antonella, in effetti quando si sta bene e ci si diverte la fatica non la si sente proprio: i nostri ragazzi non sono ragazzi, sono vulcani in piena attività...passare una giornata con loro ti da veramente tanto, tantissimo......

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