CI SONO COLORO CHE GUARDANO LE COSE COME SONO, E SI CHIEDONO PERCHE'... IO SOGNO COSE CHE NON CI SONO MAI STATE, E MI DOMANDO PERCHE' NO. (Robert Kennedy)

giovedì 29 novembre 2012

A Dicembre spettacolo di solidarietà per l’Approdo

Quest’anno, per Natale, sono tante le persone che vogliono farvi gli auguri!
Sono le persone che vivono a casablu, casasalvatore, approdo e semi di autonomia.

Gli auguri pero’ vogliono farveli di persona: vi invitano alla serata di beneficenza organizzata per raccogliere fondi in favore degli adolescenti che vivono nella casa famiglia approdo. Le donazioni che raccoglieremo durante la serata serviranno per iscrivere i ragazzi ai corsi di formazione per imparare un mestiere. Ogni corso ha un costo di € 2.000,00!
Sarà un modo gioioso per augurarci buon Natale ed essere vicini alle persone che da anni vivono nelle nostre case.
Durante la serata racconteremo di un viaggio. Quello intrapreso da molti ragazzi che vivono in casa famiglia, che arrivano da paesi lontani.
Percorsi che cominciano di solito così: “Da piccolo, durante la lezione di geografia, mi raccontavano di un grande deserto di nome Sahara. Un posto piuttosto pericoloso. Succede, poi, che nel paese in cui sei nato, per qualche motivo, è meglio non rimanerci un giorno in più. Giunge l’ora di andare verso quel deserto, di attraversarlo, di scoprire se è davvero così pericoloso…”.

Il resto del viaggio lo ascolteremo “dal vivo”, il “vivo” delle persone che lo hanno affrontato, ma non solo, perché sarà una serata leggera e simpatica, all’insegna della poesia, della musica e della magia.
L’appuntamento è per giovedì 20 dicembre 2012 al Teatro Viganò in piazza Fradeletto, 17 alle ore 21,00.

P.S. Portate più di un amico!

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Regali di Natale con Spes contra spem

Natale ormai è alle porte.
Dovete acquistare un pensierino per un parente, un amico, un collega?


Quest’anno il vostro regalo potrebbe valere doppio! Monica, ex volontaria dell’approdo, insieme ad altri 3 amici ha organizzato l’iniziativa “Buon Natale - Natale Buono”.
Attraverso la vendita di oggetti fatti a mano, da loro stessi, raccoglieranno donazioni per la casa famiglia approdo. Oggi i ragazzi hanno bisogno di vestiti invernali: giacche, scarpe, maglioncini, pantaloni…
Ecco le foto delle loro realizzazioni.
Per info e prenotazioni potete contattare Monica tramite mail: momonit@gmail.com oppure scrivere direttamente sulla loro pagina facebook
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mercoledì 25 luglio 2012

I FATTI MATTI (racconti di viaggio della compagnia Teatro Buffo)

I Fatti Matti

racconto del viaggio della compagnia Teatro Buffo al Festival Teatrale Fate Matte di Sardegna


Volo di andata prima e durante il decollo
Pino rallegra i passeggeri intorno a lui, dicendo a tutti che lui ha tanta paura, anche se non ha mai volato prima “Metti che cade l'aereo signo' so' cavoli amari? “Vedo che lei è tranquilla, beata lei.”
Simone tiene la gamba di Davide con una mano e con altra la gamba di Roberto, Davide con una mano tiene Elisa che sta seduta dietro e con altra Giusi che sta davanti a lui. Elisa con la mano libera tiene Pino che le sta dietro e recita la poesia :”In Sardegna devo andare, ma ho paura di volare...” Elio seduto accanto al “poeta” tiene forte il sedile davanti a lui, controlla però il tutto dal finestrino, Roberto incredibilmente calmo, Patrizia idem, Emilia eccitatissima emette una serie di urli iperacuti mai sentiti prima. Si accendono i motori il rumore è sempre più forte ma la voce di Davide si sovrappone:”Ragazzi ho una gamba libera c'è qualcuno che me la può tenere per favore”!!!!
Pino grida: “Sembra un temporale, oh mamma che bello che sensazione strana, mi si muove tutto lo stomaco, Su' mi piace tanto questa cosa la voglio rifare...”

Poesia di andata in Sardegna:
"In Sardegna devo andare
Ma ho paura di volare
Con l'aereo devo partire
Ma ho paura da morire
Speriamo di non dover soffrire ...
Ma so che devo recitare
E devo lasciarmi andare
Per arrivare in riva al mare ...

Poesia di ritorno dalla Sardegna:
 Dalla Sardegna son tornato
E non mi sono preoccupato
Di porcheddu mi sono abbuffato
E sono tornato anche un po' ingrassato ...
Dopo il decollo dell'andata
Vorrei rifare la stessa prolungata
Senza fare una grande scenata "







Sardegna
Veniamo accolti da gente fantastica che ci propone subito un buffet, per riprenderci dal viaggio dicono, e mezzora dopo la cena con quattro portate. E già da qui il nostro rapporto con l'organizzazione si era consolidato, ma dato che la carta d'identità di Roberto mi è caduta tra il montacarichi e l'aereo mentre caricavamo Emilia, avevamo anche il problema di un documento mancante. Racconto tutto a uno dell'organizzazione, dico anche che abbiamo fatto la denuncia ad Alghero e che dovevamo andare al comune per mandare il fax con la denuncia e avere il nulla osta per il documento nuovo. E lui in sardo stretto mi risponde ”Tu di nulla ti devi preoccupare adesso chiamo sindaco e risolviamo tutto subito”. Ma no, addirittura il sindaco, non serve, dico io, basta un funzionario del comune. Lei tranquilla deve stare, di nulla si deve preoccupare, mette le mani intorno alla bocca e lancia un urlo: Sindaco!!!!!!! Vieni un' attimo, senti la signorina che si è creato un problema di documento!!!!! Con lo stesso metodo è stato chiamato anche il fotografo e dopo poco Roberto si è trovato con una nuova carta d'identità fatta dal comune di Gavoi.

La performance
La prima fila era sequestrata da una signora che ha gridato durante tutta l'esibizione brave, bravi!!!
Purtroppo è stata ripresa dall'organizzazione e ha dovuto aspettare di incontraci a cena dove non riusciva a parlare con nessuno di noi dall'emozione, insomma come le fan scatenate dei Beatles... robe da star per intenderci...
Mentre i critici e organizzatori del festival hanno detto le seguenti parole: “Questa performance ha tracciato un solco tra voi e le compagnie precedenti... Ma tanto voi siete dei professionisti... Vivete di questo, vero?”
”Noi viviamo per questo ma purtroppo non di questo”, risponde Davide.
Dato che stavamo sempre insieme ad altre compagnie teatrali, in tutto 200 persone, non finivano di complimentarsi con noi, tanto che Patrizia il giorno dopo mi passa accanto e preoccupata mi dice: “Non mi fanno fare la colazione, a forza di farmi i complimenti per ieri, mi porti te qualcosa prima che finisce il buffet?”

Porcheddu:
Quando Pino ci raccontava il giorno prima che avrebbero fatto il porco allo spiedo, pensavamo che fosse una cosa inventata da lui o che qualcuno dell'organizzazione lo avesse preso in giro...
Ma quando la mattina della domenica ci siamo svegliati e abbiamo trovato gli “uomini della casa” all'opera è iniziata la terza performance:


  1. antipasti con i prodotti tipici formaggi freschi, pane carasau, affettati, pecorino
  1. ravioli al formaggio con sugo al ragù
  1. porcheddu
  1. patate al forno
  1. sevadas
  1. vino a gogò
Se non sbaglio c'era anche il pinzimonio, ma non era esattamente la cosa che ti rimane impressa.

Davide mettici la musica:
Mentre ci stavamo chiedendo come alzarci e sopratutto come smaltire quello che avevamo poc'anzi ingurgitato, pensate che alcuni di noi sono riusciti a mangiare addirittura due sevadas dopo il pranzo che vi ho appena descritto, ma eviterei le auto celebrazioni e vado al punto, arrivano i musicisti, tamburi, pifferi, fisarmoniche...e parte il delirio... Evviva la Sardegna!!!!!
Emilia, la cui frase uso come titolo di questo capitolo, dopo qualche ballo va a riposare. Martina entra nella stanza dopo un po per controllarla e lei in dormiveglia ancora con le mani alzate che ballano...
I maschi che invece si rifiutano di ballare a favore di un lungo riposino, vengono svegliati dalle musiche Sarde eseguite dal regista in persona che, armato di tamburo entra nella loro stanza accompagnato dal pifferaio... “Che bello svegliarsi a suon di tamburi”, dice Roberto... Elio e Pino rimangono perplessi...

Le riprese:
Insieme a noi si sono offerti di venire, a loro spese, Marisa (cameraman e regista) e Vincenzo (fonico) studenti dell'ultimo anno di arte cinematografica, che hanno ripreso tutto, sia quello che vi ho descritto attraverso questa mail, ma anche molto, ma molto altro.
Speriamo per fine dicembre di avere un film su Teatro Buffo e sulla fantastica terra Sarda che ci ha ospitati.



Buone vacanze a tutti,
e ci si rivede a settembre,
Suzana

martedì 26 giugno 2012

ITALIA-IRLANDA E QUASI AMICI

La settimana scorsa a Casablu abbiamo passato due serate meravigliose: abbiamo visto gli Europei (Italia-Irlanda) e abbiamo allestito un piccolo cineforum vedendoci "Quasi amici", un bellissimo film che racconta un'amicizia tra un uomo disabile e il suo badante. Due serate cariche di emozioni. Alcuni partecipanti hanno voluto lasciarci un piccolo ricordo. Ecco il primo scritto da Giulia, ex servizio civile all'Approdo e che oggi lavora a Casablu...
Quest'anno ho deciso di smettere di seguire il calcio: troppi inghippi,inganni e bufere. L'unica eccezione è Casablu: solo lì seguo il calcio. Non posso privare il mio caro Luca della sua passione. Nonostante la mia decisione il calcio mi è sempre piaciuto, credevo sarei riuscita ad appassionarmi comunque invece...altro mi appassiona; da febbraio lavoro a Casablu, dopo la fine del servizio civile sono stata assunta a Casablu, già conoscevo i ragazzi ma l'impatto è stato comunque difficile: stavo lì con una veste nuova, che non avevo mai portato. Quando mi è stato chiesto di scrivere questo post ero molto dubbiosa: che scrivere di una serata così varia? Che raccontare? Mille cose mi vengono mente...mille emozioni: dopo un anno e mezzo credo di non aver ancora imparato a gestirle. Poi mi è venuto in mente un episodio: una cosa che succede sempre, più di una volta al giorno a Casablu: Giulia piange, ha sonno vuole andare a dormire, mi tiene la mano, "chicca nanna nanna!". Dopo un pò decidiamo di portarla a dormire, la prepariamo per la notte e...a "nannà". Un momento semplice banale, apparentemente senza attrattiva, invece per chi conosce questo lavoro e chi lo fa è carico di fatica stanchezza mentale e fisica, occuparsi delle persone è stancante...però dà tanto: l'emozione inspiegabile a parole ed inscrivibile con inchiostor o tastiera di accudire chi è più debole di te, chi si fida di te, chi ti prende per mano e piange, chi ti fa i grattini, chi ti mette in mano i suoi sogni: un'emozione grandissima, quella di cui parlo ogni volta che scrivo per Spes contra spem, quella che mi piace portare fuori e far sentire a chi mi critica e mi prende in giro perchè passo il tempo libero con dei ragazzi disabili, perchè il sabato scelgo di lavorare con loro e non andarmi a divertire, perchè non mi fermo di fronte alle difficoltà...a loro ogni volta racconto l'emozione di essere con questi ragazzi nei momenti di dolore di gioia stanchezza e paura nelle feste e nella quotidianità. Questo è il vero episodio che mi ha colpito e che voglio raccontare!
Giulia

martedì 5 giugno 2012

DOMENICA DELLE PALME


Roma, 1 Aprile 2012.
Stamane, appena ci siamo alzati, subito Patrizia ci ha fatto il pesce d'Aprile a me e a Maria Pia, però sono stati scherzi e l abbiamo capiti tutte e due. Io mi sono fatta il letto perchè dopo dovevamo andare a Messa, ci siamo presi le palme. Io e Elio abbiamo fatto un pezzo, poi Luisa ci ha dato un passaggio con la macchina. Dopo un pò ho chiesto a Maria Pia se dovevo apparecchiare e lo abbiamo fatto insieme, poi abbiamo mangiato. Il pomeriggio siamo andati a Ostia: abbiamo camminato, nel frattempo sono caduta e mi sono fatta male; ci sono persone gentili che mi hanno dato lo spirito, finalmente; ma mi sono rovinata i pantaloni. Abbiamo cammnato ancora un pochino poi ci siamo fermati a un grande bar e ci siamo messi seduti  e preso delle belle coppette di gelato, 2 caffè e acqua. Davanti a noi c'era il mare, siamo stati un pò poi siamo tornati indietro. Arrivati a casa io e Patrizia siamo andate da Gabriella che stava stirando e ci ha dato le palme per noi ragazzi  un biglietto.
Sono tornata a casa e già tutto era pronto; Diana ha fatto la pizza rustica con frutta, poi ha aiutato Marco a lavare i piatti.
Anna Montanucci.

IL WEEK END DI ANNA


Roma, 20 Aprile 2012.
Siamo partiti tutti insieme.
Noi del cucito, c'era pure Pasquale,Loredana, Rossella e noi del gruppo. Dopo un pò arriviamo a Spoleto. Sistemazione HOTEL di Spoleto. Arrivati all'HOTEL CLITUNNO ci hanno le camere, per ognuno di noi, poi siamo andati a fare una passeggiata, verso il corso principale, lì abbiamo incontrato Pasquale che ci ha detto "fra un pò andiamo a cena". Siamo arrivati al ristorante, pronta la cena, che specialità, persone gentili, cioè camerieri educati, e dopo cena il gelato, poi eravamo talmente stanchi. Siamo andati tutti a letto. Il giorno dopo siamo andati a Spoleto: mostra di pittura, visita del Duomo (stupendo), una chiesa bellissima e il Museo Costume e Tessile. Poi  samo andati a Norcia e lì fatto tante foto (per il cucito) e ci siamo presi un caffè. Dopo io e Pasquale ci samo seduti perchè io avevo i piedi che mi facevano male; ad un certo punto arrivano la "carica dei centouno" con caciotta e salami. Ragazzi che profumo! Le abbiamo prese e messe nel furgone.
La mattina abbiamo fatto colazione e abbiamo visto de quadri, poi siamo tornati a pranzo e preso le valigie...e siamo tornati a casa, lì mi aspettava MariaPia. Io ero stanca morta, sono passati tre giorni insieme agli altri amici e siamo stati bene.
Anna Montanucci
Carissimi amici, a ridosso dell'estate che quest'anno si fa attendere inizia un nuovo mese per il nostro blog: i nostri ragazzi non smettono di scrivere euforici per tutte le novità che la primavera ha portato con sè. Il nuovo mese è dedicato a Casasalvatore: i ragazzi morivano dalla voglia di raccontarci gli evnti della primavera! Quindi...buona lettura!!!

martedì 1 maggio 2012

L'APPRODO DI CHRISTIAN


1 Maggio 2012
A distanza di un mese, l'esperienza si sta rivelando semplimente bella.
Declinare "bella" è già qualcosa di complesso, perchè l'esperienza è fatta confrontandosi con diverse persone portatrici di culture differenti che si mettono in gioco per integrarsi in una nuova società.
Cogliere differenze è solo una questione legata alla percezione di diversi stili e abitudini, perchè la realtà è fatta da dinamiche relazionali uguali per tutti... quello che cambia è solo lo sguardo di chi vive l'esperienza!
La vita di gruppo è illuminante e a distanza di un mese posso dire con certezza che questa esperienza mi darà spunti per poter vivere quella che è l'esperienza più formativa che può essere affrontata nella vita: il viaggio.
Vedere l'entusiasmo messo da molti (da tutti) e la forza di adattamento a quelle che sono le nuove regole di socializzazione e comunicazione ha un valore grandissimo soprattutto oggi, considerando che siamo in un periodo di crisi generale.
A questo si aggiunge la difficoltà a comunicare, ed esprimere i bisogni dovuto a modi, usi e costumi.
Per capire meglio questo concetto faccio l'esempio della neve: per noi italiani è sufficiente la parola neve per definire la "neve" mentre popoli scandinavi o comunque del nord Europa vengono utilizzate oltre 22 parole differenti per descrivere differenti tipi di "neve".
Naturalmente il valore di questa esperienza non si limita solo a quanto percepito osservando da esterno il gruppo della casa, ma anche instaurando rapporti con le persone che la vivono.
Nel mio piccolo spero di poter ricambiare a queste energie dando una mano là dove chiedono aiuto e magari fare gruppo con loro attraverso l'arte e la musica.
Per adesso mi fermo qui, in attesa di comprendere meglio l'insegnamento di questa esperienza iniziata un mese fa.
Christian

venerdì 27 aprile 2012

APPRODO: L'INIZIO DI ROSARIA


Approdo è ogni giorno un viaggio in paesi diversi, alla scoperta di usi e costumi altri. In una parola è cultura! Un momento di scambio meraviglioso e insieme divertente è stato sedermi a tavola con tre ragazzi egiziani alle 9,30 del mattino davanti a una quaglia fritta imbottita di riso speziato e accompagnata dal mohalla (pane tipico) imbevuto nel miele..che dire, altro che caffè e biscotti! J

Poiché un buon incontro tra culture avviene anche grazie allo scambio culinario la mia idea è quella di proporre ai ragazzi la creazione di un ricettario multietnico, per dare a tutti la possibilità di esprimere e condividere la propria identità culturale.
..voi che ne pensate? Può essere un’idea carina?
A presto!
Rosaria

Cari amici, anzi carissimi amici, 
è iniziato un nuovo percorso. Le nostre case famiglia si sono arricchite di nuovi amici: i Volontari del Servizio Civile 2012. Con loro riprendono ancora più fervide le nostre attività e a loro è dedicato questo mese. Ci racconteranno il loro ingresso in questo mondo per loro nuovo!
E allora non aspettiamo!!!Buona lettura e buon divertimento!

venerdì 30 marzo 2012

TUTTO INIZIO' CON UNA FIRMA

Era l’anno 2000, il Credito Artigiano, la nostra banca di zona, stava per concederci un prestito di oltre mezzo miliardo di lire… per accettare la proposta voleva però che ci facessimo garanti di quel prestito impegnandoci personalmente.Firmammo una fidejussione  da un miliardo, per poter costruire quindi casablu, la prima casa-famiglia per persone con grave disabilità. Due anni dopo altra firma, quella della mamma e del papà di Salvatore, su un assegno da trecento milioni per poter acquistare una altra casa famiglia. Subito dopo un’altra firma, sempre la loro, stavolta su un mutuo da centomila euro. (Era l’anno del passaggio della lira all’euro). Altri due anni, altra firma, stavolta quella  di Antonio, su un bellissimo progetto per una casa-famiglia per minori, che vinse un finanziamento importante e ci permise di acquistare l’approdo. Fino ad arrivare all’ultima firma, in ordine cronologico, per ora, la firma dei parenti di Tiziana che hanno donato l’eredità di  una casa dicembre del 2011Tiziana era una persone con disabilità che viveva a casablu. Capiva con tanta fatica e con ancor più fatica si esprimeva. Ma chi la ha incontrata, chi con anni di pazienza ha imparato a decifrare il suo linguaggio, semplice ma pieno, ha imparato ad amarla. È il meccanismo dell’amore tra persone è sempre lo stesso, si conosce, si apprezza l’altro, per ciò che è e anche per ciò che non è. Così è stato per tanti anni per Tiziana a casablu, la casa famiglia che la ha accolta. Per aiutarla a mangiare ci voleva tanta pazienza, per farle ingoiare le medicine bisognava parlarle, convincerla, e lei era testarda e non ne voleva sapere, una lotta giocosa tutti i giorni che finiva poi con abbracci, ristate e battute pungenti che Tiziana non risparmiava a nessuno.Era amata proprio per questo. Aveva sempre una parola che definiva anni di relazioni. Una sintesi direi introvabile. Un giorno di novembre Tiziana si ammala. Banale influenza, lei è cagionevole di salute e viene ricoverata in ospedale. In ospedale le regole sono ferree. Le persone che per anni si sono prese cura di Tiziana possono entrare solo negli “orari di visita”. Per il resto Tiziana resta sola. E oltre lo sconforto per una persona ammalata e sola ci sono tutte le complicazioni per una persona che non sa comunicare in modo “normale” e che non ha bisogni “normali”. Difficile quindi per gli infermieri somministrare la terapia, ascoltarla mentre la mattina cercava di dire “ho freddo con le finestra aperte a novembre”. Sopraggiunge la polmonite, contratta in Ospedale. Così il dodici dicembre del 2004 Tiziana è morta. Inascoltata. Da sola.È passato del tempo da allora, anni. Il tempo necessario a trasformare una storia triste in speranza. Per tante altre persone come Tiziana. È la Speranza che da tanti anni ci anima: Spes contra spem. È il nome della cooperativa che anima casablu, casasalvatore, approdo e semi di autonomia. E’ la Speranza che vince la difficoltà, che guarda lontano, che costruisce…


lunedì 12 marzo 2012

CHI HA POCA MEMORIA HA MENO FUTURO

Luigi Vittorio ha scritto su Superando.it una lettera a Nicola Zingaretti introdotta sul sito in questo modo: "È una testimonianza forte, molto dura, quella che qui presentiamo, dove ci si "immerge" anche nelle tragedie più cupe della storie dell'umanità, sempre però tenendo gli occhi bene aperti su certe "storture" del presente. Una testimonianza molto dura, dicevamo, ma l'unica possibile - secondo Luigi Vittorio Berliri - per "aprire bene gli occhi" ai futuri candidati Sindaci di Roma, perché sappiano costruire «una città che sa fare cultura, una città che pensa e che non genera "mostri", una città che sa fare politiche sociali serie». Nella fattispecie, il destinatario del messaggio è Nicola Zingaretti, perché - scrive Berliri - «ad oggi è l'unico candidato con un volto preciso», ma crediamo di non tradire il pensiero dell'Autore di questo testo, affermando che la sua lettera aperta si rivolge a tutti i candidati Sindaci della Capitale":


Caro Nicola Zingaretti, seppure tu non sia ancora né il Sindaco né il candidato ufficiale della città di Roma, scrivo a te perché ad oggi sei l'unico candidato con un volto preciso e preferisco scrivere a una persona con una storia, che possa ascoltare e rispondermi, piuttosto che a un astratto ipotetico candidato. Ti scrivo per condividere ansie e speranze nel governo della nostra città.
Da tanti anni mi occupo di politiche sociali, in particolare coordinando le case famiglia per persone con disabilità a Roma. Le ansie sono dovute a un vero e proprio logoramento culturale. Mancano spazi di riflessione e di crescita delle idee e in questo vuoto rischiano di affermarsi pensieri spaventosi.
Negli anni Quaranta, nella Germania nazista, in un periodo di recessione economica, questo era un problema di matematica che veniva proposto ai bambini delle elementari: «Problema di matematicaProblema n° 97. Un pazzo costa allo Stato 4 marchi al giorno, uno storpio 5,50, un criminale 3,50. In molti casi un impiegato statale guadagna solo 3,50 marchi per ogni componente della sua famiglia, e un operaio specializzato meno di 2. Secondo un calcolo approssimativo risulta che in Germania gli epilettici, i pazzi, etc. ricoverati sono circa 300.000. Calcolare: quanto costano complessivamente questi individui ad un costo medio di 4 marchi? Quanti prestiti di 1.000 marchi alle coppie di giovani sposi si ricaverebbero all'anno con quella somma?» (Problema riportato in un manuale di matematica del 1940 fatto studiare nelle scuole elementari del Reich, in Adolf Borner, Mathematik in Dienst der Nationalpolitischen Erziehung, 1941, traduzione di Alessandro Berlini).
Non ti sembra molto simile a quanto ancora oggi in tanti dicono? Eppure lo sai che in Italia si spende appena lo 0,42% del Prodotto Interno Lordo per le politiche sociali? E non sono numeri lanciati li a caso, li raccontava Cristiano Gori alla recente conferenza Cresce il Welfare Cresce l'Italia, riportando unarticolo uscito sul «Sole 24 Ore» di qualche settimana fa [sulla conferenza citata dall'Autore, segnaliamo nel nostro sito il testo di presentazione, disponibile cliccando qui. Di Cristiano Gori, invece, segnaliamo anche, nel nostro sito, l'articolo disponibile cliccando qui, N.d.R.].
Ma torniamo agli anni Quaranta: fu allora che iniziò il cosiddetto Piano T4, progetto di eliminazione fisica di tutti i ricoverati nei manicomi, delle persone con disabilità. Furono sperimentate allora le prime camere a gas, poi usate per lo sterminio di milioni di persone. A tal proposito, nei giorni scorsi, a Roma, al Museo della Casa della Memoria e della Storia, c'è stata una mostra agghiacciante, dal titolo In Memoriam - Aktion T4 - Lo sterminio nazista delle persone con disabilità [se ne legga nel nostro sito cliccando qui, N.d.R.].

Ma cosa c'entra tutto questo settant'anni dopo? C'entra, perché chi ha poca memoria ha meno futuro, e la cultura, le idee che circolavano allora ricominciano a circolare oggi. Idee come «ci sono pochi soldi, e quindi tagli al welfare e al sociale» stanno circolando infatti a destra come a sinistra. Senza mai la capacità di entrare nel merito, di decidere le priorità.
Giustamente l'amico Pino Bongiorno, presidente di Legacoop Lazio, mi scriveva qualche giorno fa: «Non possiamo assistere inermi al declino della civiltà. Ogni cedimento genera culture negative, assuefazioni, degrado della vita pubblica. Dobbiamo ricostruire questo Paese. Da questa crisi deve uscire una società migliore e questo non avverrà, se si continuano a fare i ragionamenti rispetto ai soldi che non ci sono invece che su quali sono le priorità di spesa».

Vado avanti con la riflessione. Notizia di poche settimane fa è che addirittura si arriva a ipotizzare "l'infanticidio per i disabili" e due bioeticisti - italiani - sostengono da Melbourne che è giusto «ammazzare i bambini disabili» [se ne legga in questo sito anche in Franco Bomprezzi, Da seppellire nel «cimitero del pensiero stupido», disponibile cliccando qui, N.d.R.]. Un testo pubblicato dal «Journal of Medical Ethics», non certo da «Topolino»! Spaventoso. Ti cito solo un passaggio, e leggi quanto è simile a quella mentalità nazista: «Crescere questi bambini potrebbe essere una sofferenza insopportabile per la famiglia e per la società intera, qualora lo Stato provveda alle loro cure. […] Perciò, chiediamo che uccidere un neonato sia eticamente accettabile in questi casi»...
Dobbiamo saper condannare con forza una cultura incapace di accogliere e di includere: sono passati troppo pochi anni da quando un folle teorizzava che per loro era meglio morire: nella Germania (e poi nell'Italia!) nazista. Vigiliamo tutti assieme perché questo non accada. E diciamo con forza che per dire no a quell'obbrobrio firmato da due pseudo-bioeticisti bisogna dire sì a delle politiche sociali forti e capaci di dare risposte vere. Indicando le priorità e usando i soldi dei Cittadini per questo…

Lasciami aggiungere una nota personalissima, raccontata finora solo agli amici più stretti. Quando anni fai andai in visita ad Auschwitz, a un certo punto svenni. Il campo, come sai, è stato trasformato in museo e nel Block 5 sono esposti tutti gli ausili ortopedici tolti alle persone mandate alle camere a gas.
Tra questi ho riconosciuto dei tutori, identici a quelli che per tanti anni ha usato, per camminare, mio figlio. Immaginare dunque che settant'anni fa (non settemila) qualcuno abbia mandato alle camere a gas un bimbo come lui, mi ha sconvolto. Non che non lo sapessi, ma vederlo mi fece perdere i sensi. Immaginare cioè che si possa dire di lui «meglio che muori», è frutto di una cultura abominevole.
E allora quando sento quei ragionamenti rabbrividisco, e credo di avere il dovere, insime a tanti, di tenere alta la guarda, di riproporre con forza l'urgenza di politiche culturali serie…
Una città che sa fare cultura è una città che pensa e che non genera "mostri". Una città che sa fare politiche sociali serie è una città in cui il candidato Sindaco si presenta agli elettori e dice: «Cari Cittadini, per non tornare alle barbarie del nazismo, ma per accogliere tutte le persone, a prescindere dalle loro difficoltà, servono risposte concrete, che hanno un costo. L'assistenza, gli insegnanti di sostegno, le case famiglia. Vi chiederò dunque di destinare per questo la maggior parte del nostro bilancio, di fare sacrifici e di saper rinunciare ad altro. Condivideremo assieme una lista di priorità del buon governo. Sceglieremo assieme - ad esempio - se fare un centro congressi che costa milioni di euro, se costruire inutili opere pubbliche, se regalare soldi ad associazioni fantasma, a pioggia, o se concentrare le energie per i disabili, per la Caritas, per gli anziani, che "saremo" sempre di più» (scusa la non concordanza del verbo, ma ho la certezza/speranza di diventare anziano e vista la data di nascita, lo diventeremo assieme!). Questo mi aspetto dal candidato Sindaco!

Luigi Vittorio Berliri

mercoledì 8 febbraio 2012

CARTA DEI DIRITTI DELLE PERSONE DISABILI IN OSPEDALE

Il lavoro che segue nasce da una esperienza vissuta. E come spesso accade dal particolare si passa all’universale e esperienze vere e vive ci danno l’occasione per una riflessione astratta, per poter generalizzare e far poi ridiventare l’astrazione risposte concrete. Nasce dall’incontro con Tiziana e la sua avventura in un ospedale romano.
Tiziana è una donna con disabilità  accolta in una casa famiglia per persone con grave disabilità.  Capisce con tanta fatica e con ancor più fatica si esprime. Ma chi la ha incontrata, chi con anni di pazienza ha imparato a decifrare il suo linguaggio, semplice ma pieno, ha imparato ad amarla. È il meccanismo dell’amore tra persone è sempre lo stesso, si conosce, si apprezza l’altro, per ciò che è e anche per ciò che non è. Così è stato per tanti anni per Tiziana a casablu, la casa famiglia che la ha accolta. Per aiutarla a mangiare ci voleva tanta pazienza, per farle ingoiare le medicine bisognava parlarle, convincerla, elei era testarda e non ne voleva sapere, una lotta giocosa tutti i giorni. Che finiva poi con abbracci, ristate e battute pungenti che Tiziana non risparmiava a  nessuno. Era amata proprio per questo. Aveva sempre una parola che definiva anni di relazioni. Una sintesi direi introvabile. Un giorno di novembre Tiziana si ammala. Banale influenza, lei è cagionevole di salute e viene ricoverata in ospedale. In ospedale le regole sono ferree. Le persone che per anni si sono prese cura di Tiziana possono entrare solo negli “orari di visita”. Per il resto Tiziana resta sola. E oltre lo sconforto per una persona ammalata e sola ci sono tutte le complicazioni per una persona che non sa comunicare in modo “normale” e che non ha bisogni “normali”. Difficile quindi per gli infermieri somministrare la terapia, ascoltarla mentre la mattina cercava di dire “ho freddo con le finestra aperte a novembre”. Sopraggiunge la Polmonite, contratta in Ospedale. Nel rapporto con il paziente l’ascolto dei suoi bisogni è fondamentale per individuare la cura. Così  il dodici dicembre del 2004 Tiziana è morta. Inascoltata. Da sola. È passato del tempo da allora, anni. Il tempo necessario a fare di questo lavoro non una rivendicazione o una “riparazione” a un torto subito, ma il tentativo di trasformare una storia triste in speranza. Per tante altre persone come Tiziana. È la Speranza che da venti anni ci anima: Spes contra spem. È il nome della cooperativa che anima casablu. E’ la Speranza che vince la difficoltà, che guarda lontano, che costruisce.


 



COMITATO SCIENTIFICO

Nome, cognome e ruolo
Claudio Imprudente, scrittore e giornalista
Marco Bertelli, psicologo
Angelo Mantovani, Direttore Scientifico DAMA
Carlo Valerio Bellieni, dirigente medico Azienda Sanitaria Senese
Linda Cestaro, responsabile infermieristico DAMA
Maria Luisa Di Pietro, professoressa  Bioetica e Igiene UCSC
Serafino Corti, Direttore dipartimento disabili della Fondazione Istituto Ospedaliero di Sospiro (CR)


COMITATO ORGANIZZATIVO

NICOLA PANOCCHIA
LUIGI VITTORIO BERLIRI
ANGELA GENTILE
CLAUDIA ORIETI
ROSSELLA LAURO

mercoledì 11 gennaio 2012

IL SALUTO DI GIULIA

25 novembre 2011, il mio 25 compleanno. Oggi ho compiuto 25 anni! Un quarto di secolo!!!!! Mi alzo come tutte le mattine presto per andare a lavoro: mi aspetta una lunga giornata. Oggi è venerdì devo fare ricerca lavoro con i ragazzi, mi sbrigo: non devo fare tardi...da giorni aspettavo momento, non ho mai aspettato un compleanno con così tanta ansia. Vado, vado a prendere le paste per festeggiare con i miei ragazzi. Arrivo tardissimo e in casa famiglia la notte è stata un trambusto: litigi su litigi, come in tutte le case, come in tutte le famiglie in cui ci sia almeno un adolescente, e lì ce ne sono 8 sotto i 18 anni e 6 dai 18 anni in su. Nonostante il trambusto notturno nessuno si è scordato di me. Appena entro mi corre incontro Adriana, la cuoca, “puffa” la chiamo sempre, prchè è piccoletta, “auguri chicca!!” mi urla e a me già viene da piangere. “Chicca, Chicca!!!!!!” Qua!!!!” sento nella mia testa: Chicca è una delle espressioni usate da Giulia, non un'operatrice, non un'ospite dell'Approdo, ma un'ospite di Casablu, occhi azzurro cielo, labbra rosa sorriso raggiante alternato a lacrimoni.
Dopo aver salutato e scherzato con Adriana vado....S. “Rosa spina” lo chiamo, come la bella addormentata nel bosco (è facile capire il perchè), non è ancora sveglio e deve assolutamente fare ricerca lavoro, ogni momento è prezioso, ci metto sempre una buona mezz'oretta a convincrlo ad alzarsi dal letto. Mentre facciamo ricerca lavoro chiusi in Semi di Autonomia, sento un ragazzo cantarmi una canzone di auguri, mi giro, ecco il piccoletto, il più piccolo della casa famiglia, viso da bimbo, sorriso dolce; si avvicina a me tutto vestito per uscire e mi dice “Auguri! Vado in giro con... a Porta di Roma, per pranzo torniamo, facciamo festa!”
In effetti la festa la facciamo, Adriana va a prendere le paste, io mi vergogno, festeggiamo con tutti, è stato molto bello. Ricorderò per sempre questo giorno, uscita non faceva altro che pensare “non farò mai più 25 anni e sono contenta di averli festeggiati con loro”
Descrivere in poche parole un anno intenso e pieno come quello che ho vissuto io è difficile, impossibile mettere per iscritto la fatica, fisica e mentale l'impegno, la gioia, la tristezza, il senso di sconfitta ma soprattutto il senso di appartenenza!!!!!!Non sono sensazioni che si spiegano o si descrivono, si provano e basta.
In questo cortissimo anno di lavoro non mi sono occupata solo di Approdo e Semi di autonomia, ho costruito e vissuto. Il mio servizio civile è stato un doppio servizio civile: divisa fra Semi di autonomia e comunicazione web, 15 ore e 15 ore. Mi sono occupata di visite mediche, scuola, tempo libero, ricerca casa, ricerca lavoro, social network, blog newsletter, buste,  e tutto quanto concerne il sociale. Oggi so, so cosa c'è dietro una coop. o un associazione onlus, cosa c'è dietro quello che si vede: impegno, fatica, speranze....tante tante speranze e tanto impegno. Ho imparato a fare delle speranze di ragazzi, degli operatori, del CDA, dei soci, le mie speranze così come loro hanno fatto con le mie.
È scontato che non si è trattato affatto di un anno semplice e allegro: ci sono stati momenti in cui ho disperato delle mie capacità della mia utilità a Spes contra spem, momenti in cui mi sono sentita più un peso che un aiuto, momenti in cui avrei mollato tutto, in cui ero arrabbiata, momenti in cui mi veniva da piangere ed ho effettivamente pianto...ma in quale relazione di qualsiasi tipo non ci sono momenti difficili da superare??? In questo anno ho conosciuto me stessa: ho capito cosa so fare a cosa posso aspirare, ho conosciuto Giulia, non Giulia di Casa blu, Giulia IO! Mi sono riconosciuta nella parole di Rossella, di Federica, negli scherzi di Michela e nel sorriso di Claudia, ho visto me negli occhi di Antonella e di Angela, in quelli dei ragazzi, ho sentito i loro sorrisi quando li abbracciavo e li accarezzavo, il sorriso di tutti ma proprio di tutti i ragazzi di Spes contra spem.
Come descrivere in una sola pagina un anno intero: quello che si è detto, visto, vissuto, urlato, provato, mangiato; raccontare la paura e il timore iniziale la gioia, le risate, la rabbia, la pazienza persa ogni volta che un ragazzo non ti ascolta, quando si rompe il computer e non puoi lavorare; difficile raccontare la fatica per entrare in mondi che non conosci, in menti che non puoi capire eppure le devi capire, le devi sentire come le sentono gli altri perché nel momento in cui le metti sul web TU sei la LORO mano, il loro corpo e devi provare esattamente quello che provano loro nel momento in cui scrivono quello che tu devi pubblicare.
In un anno sono stata il corpo di chi non lo poteva usare la voce di chi non poteva alzarla o non riusciva a farsi capire; ho lottato per i bisogni di ognuno come se fossero i miei e ne vado fiera.
In un anno ho imparato tantissimo, soprattutto ho imparato che devo sempre imparare e scoprire e che non sempre studiando si impara. Certo studiare aiuta, ma molto io l’ho imparato facendolo è provandolo.
Non saprei dare una definizione di “UN ANNO DA RIFARE” come lo chiamarono i ragazzi che ci hanno preceduti, troppo ci sarebbe da dire da ricordare…troppo e troppo intenso.
Mi hanno appena chiesto di scrivere una frase da lasciare ai ragazzi dell’Approdo per un CD in cui vedranno le nostre foto: la mia frase è questa: “Saprò alzarmi in volo per vedere dove sei, ti manderò a dire goodbye”; da una canzone dei Nomadi che negli ultimi giorni ascolto spesso pensando a questo anno e credo che questa frase dica molte più cose di quante potrei dire io stessa!

IL SALUTO DI GIUSY ALL'APPRODO

Non è facile mettere nero su bianco l'esperienza di questo servizio civile...l'Approdo è entrato dentro  al mio cuore e i ragazzi sono diventati una parte della mia vita.
Quando poco più di un anno fa ho deciso di partecipare alla selezione del servizio civile non avevo ben chiaro di cosa si trattasse ma un po' per curiosità e un po per sperimentarmi mi ci sono buttata.
Il mio primo giorno ero tesa ed emozionata ma ho sentito da subito che avevo fatto bene e nonostante le difficoltà e le diffidenze iniziali ho cominciato a muovermi in questo viaggio.
Non basterebbe un foglio bianco per scrivere quello che è stato perché penso che solo vivendolo si può capire la profondità di questa esperienza e l'impatto che può avere su chi la vive.... a oggi tirando le somme di ciò che è stato mi sento  felice e fiera e se quando sono entrata avevo la presunzione di dire che avevo “da dare” ora, con un pò di esperienza in più, posso dire che tanto “ho preso” per cui quando uno dei ragazzi mi si è avvicinato e mi ha detto grazie io non ho potuto che rispondergli che grazie glielo dovevo io...... 
I ragazzi mi hanno regalato dei momenti bellissimi e preziosi che faranno parte di me ........
GRAZIE  RAGAZZI

Buon anno nuovo a tutti!
Eh già, inizia un nuovo anno, per alcuni a Spes contra spem inizia nel vero della parola: il servizio civile che è stato insieme a noi per tutto il 2011 finisce il suo progetto e a breve verrà sostituito da altrettanto validi ragazzi e ragazze. Per salutarci e ringraziarli questo mese sarà dedicato a loro: entusiasti ci lasceranno una testimonianza del loro anno passato nelle case famiglia e non solo....